Con l’invenzione della scrittura l’informazione ha potuto essere memorizzata e trasportata superando così i vincoli temporali e locali della prima tecnologia, il linguaggio o la narrazione orale che peraltro, nonostante le sue limitazioni, tanto ha contribuito alla formazione e alla persistenza dei network sociali. La scrittura manca però di istantaneità, interattività e multimedialità; è una parziale rappresentazione del mondo e delle emozioni. Il computer inizia a portare la distribuzione in tempo reale del messaggio, la sua memorizzazione e riproduzione veloce, la possibilità di trasmettere immagini e filmati, consente l’ubiquità e la pervasività. Tutto questo ha come conseguenza la formazione di network sociali sempre più ampi.
Il network che sta alla base della comunicazione è nello stesso tempo globale e locale: globale perché non conosce limiti geografici, locale perché permette la creazione di comunità, ovvero di sottoinsiemi che godono di alcune proprietà uniche. Processi di comunicazione selettivi e mirati formano i social network e dai social network vengono poi gli accrediti: non conta più ciò che uno dice di sé ma ciò che gli altri dicono di lui.
Roberto Siagri – “Esiste la conoscenza senza la comunicazione?” Introduzione a “L’avventura della comunicazione – Storie professionali e pre-visioni” di Stefano Vietina, Lupetti Editore
Sabrina
Mentre sistemavo questo post, pensavo a cosa avrei dato qualche anno fa per mandare una email al mio astronomo preferito che viveva in America. Ho fatto in tempo a scrivergli una lettera prima che lui, sfortunatamente, se ne andasse per una brutta malattia. Ora il mondo si trova su Facebook, l'email e gli sms ci permettono di comunicare istantaneamente, il telefono è superato, la carta pure… Ma le occasioni mancate non tornano più.
Con un click oggi ci si lascia, le storie d’amore finiscono, non ci si guarda più negli occhi ma si legge sullo schermo di un computer o su un cellulare le parole amare che arrivano dritte al cuore. Non fa meno male.
Sono rimasta romantica e le vecchie lettere col francobollo, che per leggerle dovevi aprirle e preservare la busta (sarebbe stato poco educato strapparla), mi mancano un pochino.
Oggi siamo così veloci che la tecnologia batte anche la lingua. E ci aspetteremo sempre più che un cellulare non sia in grado di farci fare una benedetta telefonata, ma solo di chattare o leggere email, di scrivere un messaggio d’addio usando la forma più elegante e le sfumature dello schermo all’ultima moda. Oserei dire, all’ultimo cellulare.
Però che comodità parlare col mondo intero con un click del mouse! Chattare col proprio amico in Finlandia rimanendo seduti comodi sulla propria poltrona…
Non credo che i viaggi di lavoro diminuiranno nel futuro, ma sicuramente è una bella comodità non fare più tanti sforzi per chiudere la busta e incollare il francobollo, andare in posta e imbucarla. Quel gusto di colla sulla lingua, poi, rimaneva per ore… Non so se le onde elettromagnetiche siano meno dannose della colla, ma fatto sta che non ce ne accorgiamo e non lasciano tracce così saporite.
Monica
Se andremo sempre più veloci, dovremmo non scusarci più per i ritardi? O aumenteranno perché il rimanere a passo comporta sempre delle difficoltà? Addio orologi svizzeri?
Mi accorgo che i bambini hanno perso l’uso della penna e scrivono poco. Sembrano avere a disposizione più risorse per imparare (Internet è un esempio strepitoso) ma poi alla fine le si sfrutta veramente per il bene del bambino?
Francesca
Mi auguro che qualche insegnante, anche universitario, continui a scrivere con il vecchio gessetto alla lavagna. Vedere come si sviluppa una formula è decisamente più istruttivo che trovarsela già scritta. La memoria funziona meglio.
Sabrina